L’intrusione nelle conversazioni private è una delle forme più invasive di controllo, ancor più del pedinamento (di cui abbiamo parlato qui). Non a caso tutti i regimi oppressivi fanno in modo di spiare in maniera indiscriminata e mirata i propri “sudditi”; dalle conversazioni intime si possono infatti scoprire piani, dettagli, idee, pericoli, lotte, ricerca di libertà.
Lo fece il fascismo coi giornalisti, dopo il delitto Matteotti, sfruttando gli articoli 226 e 339 del Codice di Procedura Penale Rocco (1930).
Lo fece la Stasi (Ministerium für Staatssicherheit) nella DDR, in maniera così invasiva da aver ispirato narrazione di grande spessore, soprattutto dopo che la legge StUG del 1991 concesse ai cittadini la possibilità di verificare come e quanto erano stati spiati e intercettati.
La nostra Costituzione tutela le comunicazioni private all’articolo 15, il quale stabilisce anche che la loro limitazione possa avvenire “solo per atto motivato dell’Autorità Giudiziaria”, e inoltre “con le garanzie stabilite dalla legge”.
Il Codice di Procedura Penale Pisapia-Vassalli (1989) ha modificato profondamente la disciplina delle intercettazioni nel processo italiano, disciplina che non è sempre agevole da comprendere.
Ecco dieci faccende da conoscere sulle intercettazioni:
1. Si dividono in telefoniche, telematiche (o informatiche), e ambientali. Queste ultime sono quelle che registrano le conversazioni un uno specifico ambiente: automobile, stanza di appartamento, ufficio, giardino, etc.
Le intercettazioni non sono consentite per tutti i reati, ma solo per quelli più gravi come l’omicidio, lo spaccio di stupefacenti, l’estorsione, e via dicendo.
Ecco alcuni esempi di reati per i quali NON si possono intercettare le conversazioni: truffa, favoreggiamento, arresto illegale, intralcio alla giustizia, frode processuale, occultamento di cadavere, rissa, appropriazione indebita e omicidio colposo.
2. Le intercettazioni ambientali sono sottoposte a forti limitazioni qualora il luogo dove avvengono le conversazioni sia un’abitazione privata. In tal caso la legge le concede solo in due ipotesi: o il reato si svolge proprio all’interno dell’abitazione (come nel caso in cui un genitore faccia prostituire la figlia dentro casa); o le indagini riguardano la criminalità organizzata, il terrorismo, alcune forme di corruzione.
3. Ottenere le intercettazioni è complesso. Di solito bisogna dimostrare che si tratta di un’attività indispensabile alle indagini; attenzione, non utile, indispensabile!
La procedura standard è questa: la polizia scrive al Pubblico Ministero, dicendo che sarebbe cosa buona e giusta intercettare un certo obiettivo per un certo motivo. Il PM scrive al Giudice, motivando per bene la richiesta. Il Giudice legge, valuta, e se è d’accordo risponde al PM scrivendo che autorizza. A quel punto il PM scrive alla polizia dicendo di procedere, perché il Giudice ha autorizzato. La polizia allora cerca un posto dove mettersi per ascoltare le telefonate, cerca delle apparecchiature adatte (di solito si affittano), e infine scrive alla compagnia telefonica del telefono da intercettare dicendogli fondamentalmente che il Giudice ha autorizzato, il PM dice di procedere, luogo e attrezzatura sono stati reperiti, e quindi si può cominciare. A quel punto, forse, si riesce ad ascoltare qualche telefonata.
Attenzione, perché se un passaggio qualsiasi della procedura è viziato anche da cavilli, le intercettazioni diventano inutilizzabili per il processo.
4. Non sono intercettazioni, e quindi non richiedono alcuna autorizzazione dell’Autorità Giudiziaria: le registrazioni di conversazioni in luoghi pubblici, le videoregistrazioni delle telecamere di sorveglianza installate sulla pubblica via o nei locali pubblici, le videoregistrazioni e i messaggi sulla segreteria telefonica o nei cellulari una volta sottoposte a sequestro, le conversazioni in arrivo su un cellulare sottoposto a sequestro, le registrazioni occulte fatte da privati.
5. Sono invece intercettazioni quelle fatte da un privato che però è stato imbeccato dalle forze dell’ordine, e magari usa addirittura un registratore di proprietà della polizia: si parla in quel caso di “agente segreto attrezzato per il suono”.
È il caso ad esempio del negoziante che denuncia un’estorsione e si reca all’incontro con i criminali indossando un microfono. In questo caso la magistratura ha ritenuto che si tratti di vere e proprie intercettazioni e quindi serve l’autorizzazione del Giudice.
6. Esistono altri due “tipi” di intercettazioni.
Quelle per la ricerca di evasi e latitanti, che non mirano a raccogliere prove ma a trovare tracce e piste che conducano alla cattura di un soggetto. Per attivare questo tipo di intercettazioni non serve il requisito dell’indispensabilità, perché l’evaso o il latitante vanno comunque rintracciati.
Le intercettazioni preventive invece si possono attivare quando, in base a qualche elemento investigativo, emerge la possibilità che vengano commessi (ma non sono ancora stati commessi) gravi delitti, solitamente di criminalità organizzata, di terrorismo o di eversione dell’ordine costituzionale.
Le intercettazioni preventive però, siccome rischiano di diventare uno strumento di ingerenza e controllo sulle libertà della popolazione, sono state dotate di un congegno che le disinnesca: infatti non possono essere utilizzate a processo. Questo vuol dire, ad esempio, che se nel corso di questo tipo di intercettazioni un soggetto dovesse confessare di avere commesso un omicidio o uno stupro, quelle registrazioni non potrebbero essere usate per incolparlo.
Le intercettazioni preventive sono richieste dal Ministro dell’Interno o, per sua delega, da alti ufficiali delle forze di polizia, ma devono sempre essere autorizzate dall’Autorità Giudiziaria e in particolare dal Procuratore della Repubblica (il capo di tutti i PM della zona) presso la sede di Corte d’Appello più vicina (che corrisponde, spesso ma non sempre, al capoluogo di regione).
7. Intercettare costa un sacco di fatica, di tempo e di uomini. Le conversazioni vanno ascoltate tutte e se il bersaglio è qualcuno che sta in continuazione al telefono, il personale dovrà stare in saletta tutto il giorno. Peggio ancora per le intercettazioni ambientali, che fondamentalmente registrano quasi sempre (anche se di solito sono ad attivazione sonora). Perciò, quando si decide di intercettare, bisogna bilanciare il numero di bersagli che si vuole monitorare con le risorse di cui si dispone, che di solito sono limitate a qualche uomo, una decina o due al massimo (ma solo per i casi veramente molto molto importanti). Altrimenti si corre il rischio di rimanere ingolfati, di non riuscire ad ascoltare registrazioni che sono state effettuate e risultano agli atti, o di ascoltarle con estremo ritardo, con tutti i rischi che ne conseguono. Ad esempio ci sono stati casi in cui, ascoltando in tempo reale una telefonata, è stato possibile evitare un omicidio: come sarebbe andata se quella chiamata fosse stata ascoltata mesi dopo? Oppure mai?
8. Càpita che i criminali siano stranieri: le loro conversazioni saranno incomprensibili a meno di non trovare interpreti adatti. Negli uffici di polizia e nelle procure si trovano quindi persone di ogni nazionalità, che ascoltano e traducono le intercettazioni. Si imparano così un sacco di cose riguardo a quelle parti del mondo dove difficilmente si va in vacanza. Se ad esempio vi invitano a una festa nigeriana, per le 18:00, non dovreste presentarvi prima delle 22:00, forse più tardi: «Africa time», mi disse una volta l’interprete.
Che poi la Nigeria non esiste, è un’invenzione britannica, perché in ogni regione si parla una lingua diversa: Edo, Igbo, Hausa, Yoruba, e trovare l’interprete giusto è un’impresa.
E nemmeno sapevo che, a quanto pare, il Perù è identico alla campagna novarese mentre in Albania, quando è crollato il regime, più o meno tutti hanno fatto un’esperienza in polizia.
Gli interpreti non esitano a portare al lavoro i piatti tipici della loro terra, ci tengono a farteli assaggiare: cibo pakistano, ucraino, moldavo, ghanese. E lo fanno nonostante siano pagati, dalla Procura della Repubblica, poco e male e in ritardo (a volte dopo anni). Spesso bisogna addirittura fare una colletta fra poliziotti per pagare il treno agli interpreti.
9. I parlamentari non si possono intercettare senza l’autorizzazione preventiva della Camera o del Senato, motivo per il quale nessun parlamentare è mai stato intercettato. Le telefonate ricevute dai parlamentari, per essere utilizzate, hanno bisogno di un’autorizzazione successiva. Ovvero, se uno spacciatore chiama un senatore, e parlano di carichi di cocaina, quella chiamata può essere utilizzata contro lo spacciatore, ma non contro il senatore, almeno finché la Camera o il Senato non abbiano dato l’assenso.
Nel 2003 un maresciallo della Guardia di Finanza, che svolgeva servizio scorta per un senatore, ha telefonato a un grosso spacciatore di Roma per acquistare cocaina. Peccato che lo spacciatore fosse intercettato e quindi il maresciallo è finito nei guai, ma si è difeso sostenendo che parlava in nome e per conto del senatore, e quindi andavano applicate anche a lui le tutele che spettano ai senatori. La Cassazione, anziché insultarlo, ha ritenuto la sua tesi condivisibile e ha chiesto l’intervento della Corte Costituzionale perché aveva ravvisato un vuoto di tutela costituzionale.
10. E le intercettazioni illegali? Esistono e ci sono due modi per farle.
O si mette un’applicazione nel cellulare della vittima (trojan), e quindi si intercetta direttamente dalla fonte.
Oppure bisogna passare dai computer delle aziende di telefonia, come è accaduto ad esempio nel caso Telecom-Sismi del 2006, scandalo nel quale le intercettazioni illegali erano opera direttamente di chi, gestendo il sistema di telefonia, aveva la possibilità di ascoltare tutto.
Però non preoccupatevi, quando il vostro o la vostra ex vi stupisce, conoscendo dettagli della vostra vita che credevate segreti: non è detto che intercettino il vostro telefono. Potrebbero semplicemente aver probabilmente scoperto qualcosa su di voi dal vostro profilo social, o tramite conoscenti comuni, o potreste essere stati proprio voi a rivelare quelle informazioni, senza rendervene conto. Del resto, dove non arrivano le intercettazioni arriva l’occhio astuto del truffatore: è proprio così che agiscono da secoli i finti veggenti, fattucchieri, indovini, leggitori di carte e piegatori di cucchiaini.
[Questo e molti altri argomenti simili sono approfonditi nel mio libro Delitti e castighi, Metodi di indagine e balistica raccontati da un ex poliziotto ad uso di scrittori e appassionati di cronaca nera, Dino Audino Editore, prefazione di Giancarlo De Cataldo. Lo trovi in libreria, su Amazon, ibs e gli altri internet book store]
Scrivere il genere è uno svelamento.
Di come funzionano (davvero) le indagini, di cosa accade (davvero) quando si usa un’arma da fuoco