Autopsia letteraria: Camminare di Thomas Bernhard

Ispezione esterna

CamminareLeggendo gli autori austriaci sembra che l’Austria sia, fra tutte le nazioni, la nazione peggiore.
Io non conosco l’Austria abbastanza per poter dire la mia, anche perché, a ben vedere, riguardo all’Austria posso citare solo due faccende.
La prima risale al 1914. Marinetti, all’alba della Grande Guerra, tratteggia gli imminenti schieramenti bellici nella Sintesi Futurista della Guerra. L’Austria viene descritta come: Cretineria + Sudiciume + Ferocia + Balordaggine poliziesca + Sangue raggrumato + Forca + Spionaggio + Bigottismo + Papalismo + Inquisizione + Perquisizione + Cimici + Preti. Riassunti in: Passatismo (ch’è inutile dirlo, è l’arcinemico del Futurismo).
La seconda faccenda è accaduta nel 2000. Parto per Bucarest col mio amico soprannominato “Cappellano”. La Serbia era ancora vietata per i recenti eventi di strana belligeranza e quindi ci tocca passare per Vienna. Arriviamo, ci ambientiamo, ma che si fa a Vienna? Più che altro musica classica, dicono. Noi non abbiamo tanta voglia di musica classica e prendiamo la metropolitana, scendiamo al capolinea, c’è il Danubio (che come tutti sanno non è blu, ma di una tonalità orrenda fra il grigio e il marrone), c’è un bar poco raccomandabile, c’è un calciobalilla, ci sono due sgherri locali abbigliati in pelle nera e borchie che sembrano usciti da una puntata di Schimanski.
Parentesi Schimanski: è una serie tv tedesca, non austriaca, ma per chi non lo conoscesse è altamente consigliata; basti pensare che il capo della Bundeskriminalamt si scomodò a dichiarare che un personaggio come quello non sarebbe mai stato assunto dalla polizia vera. Fine parentesi.
Torniamo al calciobalilla; gli sgherri vogliono giocare e noi giochiamo. Il Cappellano ha un polso fine ma letale, sguiscia da centrocampo e va in rete con una costanza insidiosa e sgradevole: il Cappellano è come i tiratori scelti dei Marines, che vengono schierati sul campo di battaglia solo per stuzzicare l’amigdala del nemico; il Cappellano segna.
Eh no – dice uno degli sgherri in qualche lingua sua tipica – in Austria i gol da centrocampo non valgono.
Inutile dirlo, perdiamo.

Calciobalilla

Questa premessa dovrebbe convincere che la mia frammentaria conoscenza della cultura austriaca non è sufficiente, per cui quando arrivano gli scrittori dell’Austria, che parlano dell’Austria, e parlano sempre male dell’Austria, io qualche dubbio sono costretto a pormelo, anche perché mi tornano alla mente tutti quei fulgori irredentisti, da Cesare Battisti a Oberdan, da Mazzini a Fabio Filzi, e allora qualche domanda sull’Austria me la faccio anch’io.
Ma chi mi risponde? Mi risponde Bernhard.

Mentre io, prima che Karrer impazzisse, camminavo con Oehler solo di mercoledì, ora, dopo che Karrer è impazzito, cammino con Oehler anche di lunedì. Poiché Karrer veniva a camminare con me di lunedì, ora che Karrer non viene più a camminare con me di lunedì, lei venga a camminare con me anche di lunedì, dice Oehler, ora che Karrer è impazzito ed è subito finito su allo Steinhof. E senza esitare ho detto a Oehler: bene, camminiamo anche di lunedì, ora che Karrer è impazzito ed è allo Steinhof

Camminare (1970), edito in Italia da Adelphi. Traduzione di Giovanna Agabio.
La trama in una riga: Oehler camminava con due persone diverse in due giorni diversi, ora cammina con la stessa persona entrambi i giorni.

Dissezione

La narrazione di Bernhard sarebbe, usando un metro normale, lenta. Nonostante il titolo rimandi al camminare, i personaggi parlano, pensano, dialogano, ma lo spostamento è secondario se non assente. In uno dei suoi romanzi più famosi, Il soccombente, l’io narrante impiega ben 118 delle 179 pagine complessive per entrare nella locanda, guardarsi intorno e scambiare la prima parola con la locandiera. In Camminare la situazione non è dissimile: per 117 pagine, senza stacchi di capitoli, senza a capo (ce ne sono tre a dire il vero), senza quasi niente delle strutture ordinarie di una narrazione, la scrittura di Bernhard incanta nel senso letterale del termine e il lettore ha solo due scelte: o rifiuta le ripetizioni e il ritmo auto-avvolgente, oppure finisce come i cobra che, davanti a un incantatore indiano, oscillano attratti dall’irresistibile melodia del flauto. Chiedo scusa a mia cugina Anna, con un dottorato in Studi Indologici e Tibetologici, per la figura di incantatore indiano-macchietta, ma così come quei cobra-macchietta vengono portati a ignorare del tutto i turisti europei che scattano fotografie che non guarderanno mai, e oscillano, oscillano senza posa, anche il lettore di Bernhard oscilla fino all’ultima pagina di un libro breve, non facile, ipnotico, ma strabiliante.

Perché non abbiamo pensato abbastanza intensamente a cambiare, mentre, in effetti, avremmo sempre dovuto pensare intensamente a cambiare e, in effetti, a cambiare, ci abbiamo anche pensato intensamente, ma non abbastanza intensamente

Ma cosa racconta questo breve romanzo? Parla di Karrer, un uomo che si è stancato della società austriaca, “ha dato di matto” direbbe qualcuno (lo direbbero di certo e lo dicono i ben pensanti austriaci). Ma i suoi amici non sono d’accordo; Karrer è colto, oltre la media, è intelligente, mentre gli psichiatri che se occupano, quelli che dovrebbero curarlo, sono senza cultura e senza intelligenza. Come possono curarlo, con queste premesse?

Quando siamo in compagnia di medici, ci sconvolge osservare come esercitino la professione in piena ignoranza, dice Oehler. Anche se, tra i medici, l’ignoranza è un’abitudine alla quale si sono assuefatti nei secoli, dice Oehler. A parte qualche eccezione, dice Oehler

La medicina, soprattutto la psichiatria, è qui rappresentata come declinazione di potere coercitivo, un potere che oltretutto cerca di livellare la società verso il basso, di mitigare il più possibile gli effetti destabilizzanti di una vera cultura, di polarizzare i comportamenti dei cittadini in maniera confacente agli interessi di chi il potere già lo detiene. La vita dell’autore ha certamente inciso nella costruzione di questa visione, in particolare gli anni giovanili di irrequietezza, l’interessamento degli assistenti scolastici, l’istituto di rieducazione prima, e la costrizione in un convitto nazionalsocialista poi. Ed è dura dare torto a Bernhard, visti i tanti usi coercitivi che i regimi hanno fatto della detenzione psichiatrica, sempre efficace nello zittire i dissensi minando al contempo la credibilità dei dissidenti.

Austria

Indagine istologica

La narrazione comincia con un semplice raccontare, l’io narrante informa di cosa è accaduto (primo livello).

Mentre Oehler ha l’abitudine di portare il cappotto completamente abbottonato, io porto il cappotto completamente sbottonato

Ma ben presto la storia procede per discorsi indiretti stratificati più e più volte. A un secondo livello si riferisce semplicemente quanto detto da altri personaggi (solitamente Oehler).

Per me è semplicemente inconcepibile l’idea, dice Oehler, che lei non cammini con me di lunedì. E quindi che io di lunedì debba camminare da solo, cosa per me del tutto inconcepibile

A un terzo livello la citazione di dialogo, già di per sé incastonata nel testo senza soluzione di continuità, cita altro dialogo. Come in questo passo, dove Oehler racconta al narratore cosa Oehler stesso ha raccontato allo psichiatra Scherrer, riguardo alle azioni compiute da Karrer.

E con il suo modo di fare tipico, suo di Karrer, così Oehler a Scherrer, Karrer ha cominciato a indicare più e più volte con il bastone e con crescente insistenza tutti i punti radi che quei pantaloni, se tenuti contro luce, rivelavano, così Oehler a Scherrer, i punti radi che in effetti erano chiaramente evidenti, come continuava a ripetere Karrer, così Oehler a Scherrer

Questa tecnica permette di sviluppare polifonie sovrapposte di dialoghi, persi in spazi e tempi differenti.

Un paio di pantaloni con un punto particolarmente rado, dico a Scherrer, così Oehler, due volte lo ripeto a Scherrer, con un punto particolarmente rado, con un punto particolarmente rado davanti alla luce, dico, così Oehler, ognuno di questi pantaloni che lei mi mostra, così Karrer, così Oehler a Scherrer, …

Valutazione finale

Com’è l’Austria? Sinceramente non lo so. Probabilmente fa schifo come fanno schifo gli altri posti. E avrà anche un sacco di cose buone, come ci sono un po’ ovunque. Ma l’Austria di Bernhard è un luogo che mi interessa visitare, un mondo che non rassicura, per niente, che non sembra piacevole né semplice da vivere, ma che merita di essere conosciuto.
Ricordo che, già quando ero un infante, Gargamella non mi preoccupava affatto, non sarebbe mai riuscito a provocare ai puffi un vero danno, non ne avrebbe mai ad esempio ucciso alcuno. Era invece un avversario rassicurante, niente di strano, è il compito dei cattivi nelle narrazioni per infanti e va bene così.
Bernhard è mal visto in patria – non è bello parlare male dell’Austria, dicono, non è bello parlare male della propria nazione – ma forse invece c’è davvero bisogno di qualcuno che racconti sempre dove si annidano le storture e le crepe e le muffe, e ce n’è tanto più bisogno tanto più queste storture e crepe e muffe sono poco evidenti, poco spettacolari, poco gridate in piazza e (ora) poco gridate sui social.
Perché Gargamella non esiste, non in questo mondo, e questo forse è un peccato, ma in questo mondo, quello in cui siamo costretti a vivere tutti quanti, in questo mondo invece esiste gente cattiva davvero…

L’autopsia di un cadavere non è una recensione. Ispezionare l’interiorità di un libro: per la comprensione dei meccanismi organici, la mimesi della finzione.