“Marvin è una redazione libera e casuale. I suoi autori ne sono anche redattori e con lui si compongono e si scompongono ogni volta.”
La rivista Marvin inoltre non è solo questo. Che è già tanto. Obbliga a costruire i suoi racconti partendo da tre parole scelte a caso.
Nella prima edizione erano “gamberi terribili”, “metropolitane” e “matematici”. Nella seconda “nuotare sul dorso”, “mercati” e “giochi da tavolo”. La terza la trovate qui, e c’è anche Generazioni.
Ed è così che un ragazzo ha preso a raccontare di quando, nel quartiere, è esplosa l’industria di butano.
E miseria, disperazione, e un sacerdote che si dava da fare ma poi a preso a comportarsi in maniera strana.
Il racconto è presente sul numero 3 di Marvin, che trovate qui (da desktop) e qui in versione mobile.
La chiesa l’avevano spostata in un vagone del treno. Io c’ero quando l’hanno portato. Hanno buttato giù i binari, li hanno imbullonati per terra, e poi hanno scaricato il vagone da un bilico. Era una carrozza dismessa ma l’interno era studiato bene, c’era l’altare, le panche, l’acquasantiera, tutto. I fedeli entravano da una parte, noi chierichetti e il prete dall’altra, attraverso una specie di sagrestia. Un lavoretto niente male se ci pensi
Il logo di Marvin è stato creato da Giulia Cruciani. La copertina di Marvin n. 3 è di Roberto Barbanti. L’immagine del racconto (il disco volante col Babà) è di Fabio Frangione. Le altre illustrazioni presenti sono state create per Marvin. Le due fotografie invece provengono dal passato del quartiere San Rocco di Novara, attraverso la rete. La miniatura dell’autore è di Dadinski.
